I nomi delle cosepersone


Ce l'ho sai una foto da spolverare
e il fianco migliore sul quale girarmi

Prima abitudine del mattino
e ultima la sera

Fare colazione
e spegnere la luce 
dopo aver puntato una sveglia che non suonerà mai
perché io sono cronicamente sveglia, prima di lei

Come fosse una malattia, un obbligo morale, il senso del dovere

Faccio ogni giorno la stessa strada e ogni giorno mi sembra affannosamente più lunga
ma non mi stanco
vorrei solo arrivare al punto senza tornare a capo

Sai?
Come le linee rette, dritte, forti, decise

Delle volte, d'impulso, mi giro
per vedere se ci sei
Provo a chiamarti
ma il tuo nome, davvero, non l'ho mai pronunciato

Un tempo come ti chiamavi nemmeno lo sapevo
Perché delle volte si hanno nomi immaginari

Nomi dati da un gesto della fronte

Io scrivo
Tu leggi

E' sempre stato così
Che io scrivo
Che forse tu leggi
Che ti macchi gli occhi di parole nere su bianco
La voce delle volte è puramente un optional
come quelli delle auto
Ma non batte cassa

Io ho una brutta voce.
Larva appesa attorno al collo


(Ana Bagayan)

Kiss My Hats

Io stimoterribilmente Paola Maugeri.
Questa è la premessa al pezzo.

...
Borsalino è una garanzia. Paola ha uno spirito rock’n’roll e una grande passione per la moda, tra ricerca storica, stile anni ’40, eleganza retrò, burlesque. Fusi, insieme, saranno la forza colorata che parte dall’alto. Focus sulla testa dunque, indossando i cappelli nati dal bacio artistico tra Borsalino e Paola. Una linea che giocando ammicca e provocando si trasforma in una calamita di baci per tutti.

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UNHATE. QUINDI BACIATEVI!

Oliviero Toscani ci ha abituati alle immagini forti, dense di voglia di porsi domande. Indispettirsi. Chiudere gli occhi. Passare oltre. O invece fermarsi e chiedersi quanto un’immagine possa raccontare. Dare vita a pensieri e riflessioni che ci occupano la mente e vivono attraverso le pagine dei giornali, quotidianamente.

Ricordo la campagna shock sui disturbi alimentari e ricordo una ragazza ossa, Isabelle Caro, morta, per scelta o impotenza al dolore dell’anima, a soli 28 anni. Ricordo il tanto vociare. Il polverone su un argomento teso come corda tesa, spinoso, diffuso.

Le immagini aprono i portoni bloccati del ragionamento e Toscani ha colpito ancora.

Si chiama Unhate l’ultima campagna presentata in anteprima e già digitata compulsivamente nel web. Contro l’odio. Per la tolleranza. Attuale? Di più.


«Unhate»

La campagna si chiama «Unhate», contro l'odio. Ed è firmata United Colors of Benetton.
Audace provocazione rappresentare un  bacio tra Joseph Ratzinger e L'imam di Al Ahzar, la moschea del Cairo, la più alta istituzione dell'Islam sunnita. Troneggia a due passi da San Pietro. E sarà presto presentata alla stampa.

Change Up! Scelgo io - Winter

La strada della sostenibilità non è un'opzione ma una necessità. Scegliamo il mondo in cui vogliamo vivere

La seconda edizione di Change Up! Scelgo io, nella versione winter, è alle porte.

Dal 18 al 20 novembre torna al Superstudio Più di Milano l’evento glamour dedicato all’eco-ethic fashion. Un'occasione per vivere la produzione e gli acquisti in maniera responsabile, in vista delle feste natalizie e non solo.

http://www.vogue.it/talents/eco-talents/2011/11/change-up (click)

Canova Tadolini

Allievo e maestro sopravvivono a due secoli di scultura italiana

Se penso al Canova penso ad Amore e psiche e al massimo esponente del neoclassicismo. Nel 1818, raggiunta la fama europea, cede il testimone al suo allievo prediletto, Adamo Tadolini, firmando il passaggio di locazione del suo "studio di uso di scultura". L’atelier di Via del Babuino viene tramandato da allora, per quattro generazioni, di padre in figlio, come l’arte e la passione. Francesca Benucci ha conservato tutto e lo ha fatto senza intaccare la disposizione casuale degli oggetti come delle statue, mantenendo inalterata l’atmosfera, i colori, l’anima del luogo.

http://www.vogue.it/trends/il-blog-delle-tendenze/2011/11/canova-tadolini

Mimi' Factory


La soddisfazione maggiore che fino ad ora conservo è legata al mondo musicale. Importante è stato l’incontro bizzarro con la cantante Meg (Maria Di Donna, ex voce femminile del gruppo 99 Posse, che oggi porta avanti una fruttuosa carriera da solista) avvenuto grazie ad una festa in cui però io non ero presente. Ad esserci è stata una delle mie creazioni indossata da un’amica-cliente alla quale Meg ha chiesto dove avesse comprato l’abito. Io non ho potuto raggiungerle e così dopo qualche giorno ho contattato la cantante, ci siamo conosciute ed è nata una sorta di collaborazione: quando l ho vista esibirsi agli MTVDAY con gli abiti Mimì Factory (Pantalone trasformabile in blusa e gonna in pizzo sangallo con tulle) ho provato un’emozione davvero indescrivibile!

http://www.universitybox.com/lifestyle/emergenti/mimi-factory/ (click)

Nap Atelier

Come la stanza dei sogni, come la casa delle favole


"Ci sono voluti 8 mesi, 12 riunioni, 14 notti al computer, 40 test e prove tecniche, 19 sushi take away, tanti caffè, un grande spirito di gruppo e un senso dell'umorismo ancora più grande per essere online oggi! Io da sempre gioco con colori, forme e tessuti perché ogni poltrona, divano o comò diventi un pezzo unico. Scegli colori e fantasie per il tuo design di sedie e mobili in stile, immagina l'ambiente, crea l'oggetto. Arredare è un gioco bellissimo. Ora puoi farlo anche tu".

 

Giovanni Scafuro

“Guardare le cose in un altro modo, con semplicità e ironia” diventa l’imperativo di Giovanni, che decide di aprire un atelier tutto suo, dal sapore bohemien, situato a Milano, propriamente in zona Tortona.


 Il concetto intorno al quale ruota la filosofia di questo instancabile propulsore di creatività si lega al cambio di rotta da dare ad un oggetto. La missione è “liberare gli oggetti dalla quotidianità senza spogliarli dalla loro funzionalità, per ricollocarli, brillanti di nuova vita, nell’uso giornaliero”.

Mi sto costruendo come fossi un playmobil


Ecco, quando faccio così non mi tollero.
Devo sempre rimanere impavida e razionale.

Sto cercando di ri-organizzare il tempo, che a tratti è un'impresa quasi più megalomane della ri-organizzazione del governo. 
Sto cercando di ri-organizzare la mente, che vuol dire uccidere i pensieri sciocchi, i ricordi inutili, le manie da ti metto le mani al collo e ti strozzo. 
I ronzii fastidiosi che inizi a muovere le mani all'aria come per scacciare cose, ma cose cosa?

E' un periodo di scelte.
Di nuove opportunità, balzi agli occhi, sale in zucca.

Ho rinunciato a talmente tante cose che adesso prendo tutto e me lo metto dentro agli occhi e alla testa e nelle tasche e in borsa no che c'è già un mondo inanimato da scoprire.
Questo è il mio momento e giuro che io questa frase non l'ho detta mai.
Mi sto costruendo come fossi un playmobil.

I consigli li ascolto poco. 
Dico poco che forse è meglio di nulla?
Mancano troppi passaggi di me.
Così faccio orecchie da mercante.
Sai che quando voglio so essere un mulo irritante.
Duro, dritto, fisso e immobile.

Mi sto costruendo tipo i castelli di sabbia al mare, che non li ho mai amati e che te li rompono sempre.
Ecco, spero di non rompermi.
Che a cadere sono abituata e a rialzarmi pure e magari lo faccio meglio di prima.

A 9 anni mi sono rotta i denti davanti aprendomi in spaccata e sbattendo il muso da bambinetta ipertesa e mai ferma.
A 14 anni ho iniziato a saltare gli ostacoli e ho smesso di saltare gli ostacoli.
Non ero un'atleta ma ero brava.
Forse perché ero leggerissima, pesavo pochi impressionanti kg.
Ma qualcosa è andato storto e ho perso anche quel piccolo primato che mi ero conquistata.
Non sono mai più riuscita a saltarne degli altri, di quelli fisici, e il mio professore, di cui ero invaghita, che se ci ripenso vado in iperventilazione, non ha mai saputo che mi ero fatta male da morire, da vedere nero per istanti, da non venire a scuola i giorni seguenti.
Ero inspiegabilmente così.
Una senza spiegazioni.

Non ho mai vinto nulla e niente.
Neanche un concorso di lettere al quale ho partecipato, scrivendo di te senza fare il tuo nome.
Non ho vinto la campestre, le partite a tombola, le scommesse di qualsiasi genere e natura, la gara di chi non sbatte gli occhi, il gioco di trattenere la risata, le sfide di cuore, l'imbarazzo di sentire la mia voce durante le interrogazioni nel silenzio della classe.
Solo una volta ho scritto il tema più bello di tutti.
Ma non c'era un premio in palio.
Parlavo di Foscolo, dell'Ortis e di Teresa.
Divagavo sul matrimonio.
Dicevo che bisogna scendere a compromessi che detto da me fa (stra) ridere.
Perché io non so scendere a patti.
Piuttosto esco dalla porta e non torno più.
Ma avevo 19 anni e potevo permettermi di dire tutto, di scrivere tutto, di stare zitta e non scrivere nulla, di prendermi ancora del tempo per crescere e di non crescere mai.

Sono passati 10 anni e per fare tutto c'ho messo troppo.
Finire il liceo, prendere la patente, terminare l'università.
Non ho colto gli attimi e ho sporcato i momenti.

Però mi sento vincente.
E' questa la cosa che più spiazza e mi riempie.
Mi sento piena e mai vittima.
In divenire, un divenire che è la metamorfosi più lunga, inspiegabile, difficile e divertente di ogni giorno fisico e mentale.

Se tornassi indietro cambierei tutto.
Perché quelli che fanno i fatalisti e dicono che doveva essere così mi fanno incazzare.
Perché se uno avesse la possibilità di correggere le piaghe della vita io non ci credo che vorrebbe di nuovo quella stessa, identica, gemella, che non si sposta di una virgola.

Io mi ribalterei, vorrei essere una ragazzina stronza e spavalda, bella da morire, piena di cose da dire, con gli occhi da cerbiatta che fa cascare tutti ai piedi.
Vorrei poi essere la più brava della classe, il punto di riferimento, la leader.
Quella con i vestiti più belli, i capelli più morbidi, che non si mangia le unghie per 25 anni come invece ho fatto.
Quella che ha il motorino, che sgomma al semaforo, che ascolta le canzoni in inglese e le capisce ad ogni passaggio, quella che ha sempre il culo parato e non chiede permesso.

Non lo so se a conti fatti qualcosa ho perso o se c'ho guadagnato.
So che quello che non ho avuto non lo potrò avere mai.
E so che gran parte di quello che ho perso non lo ritroverò.
So che le briciole che ho raccolto sono mie e basta, ringrazio me stessa e nessuno, fiera di aver fatto, con i segni alle ginocchia, tutto da sola, perchè in pochi o pochissimi hanno creduto in me.
E so che sono fiera delle mie manie.
Delle mie nostalgie.
Del mio puntare su un certo tipo di sostanza che non so che forma abbia ma non è apparente.

Non ho vinto ancora nulla e non so se accadrà.
Ma non avere mai perso l'idea di me mi fa pensare di poter diventare ciò che voglio.
Avere gli strumenti per crearsi a propria immagine e somiglianza mi fa pensare di essere sempre stata ciò che volevo essere e mi fa sperare a sorrisi di poter diventare altro, ma non lontana da chi sono, già.

Oggi ho tanto da fare.
Una volta avevo paura di rimanere senza nulla di realizzabile.