La parte I di un atto II

Ricominciare da me significa ricordare chi ero prima del punto.
Aprire una mano e vedere che cosa è rimasto stretto e dentro.
E in cosa si è trasformato col moto dei tempi.


Anni fa ero una studentessa di Linguaggi dei Media.
Lo scrivo maiuscolo che fa più scena.
Se apro una mano trovo che lo sono ancora oggi.
Perchè se le cose subiscono modifiche non possono trasformarsi in miracoli.
Mi mancano sei esami, e li conto, e uno, e due, e tre, e quattro, e cinque, e sei e muoviti.

Perchè poi la scelta di studiare il linguaggio di macchine infernali?
Per diventarne un ingranaggio. Certo.
Un piccolo tassello di quelli che ogni giorno raccontano storie.
No, si dice: "informano!".
Si, insomma, una giornalista ... come se non ce ne fossero già troppe e troppi.
E sempre di più.


Uno di questi si chiama Emilio Carelli e, anni fa, è stato uno dei miei docenti.
Ma ancora prima è stato uno dei fondatori del Tg5 e direttore di TgCom, testata Mediaset che si occupa di Internet e Teletex.


La sua materia si chiamava e si chiama "Teorie e tecniche dell'informazione online" e gran parte del lavoro verteva sulla fabbricazione di un "diario online".
La parola blog circolava come il sangue, necessaria per comprendere un meccanismo che si stava radicando.
E che, in particolar modo, con la tragedia dell'11 settembre trovò una ragione reale di esistere.
Nasceva la figura del reporter diffuso e questo dovevamo diventare per il nostro esame.
E' stato forse il passaggio più pratico che l'università mi ha offerto.
Ma all'inizio fu una grande prova di smascheramento.
Ricordo il primo post online, il batticuore, è strano da far credere.
Se mi si conosce oggi e mi si trova spavalda.
Si è trasformato con gli anni in un bellissimo passatempo, in una sorta di terapia della scrittura, in un movimento non più meccanico ma liberatorio.

L'esame lo passai bene.
Il blog ha vissuto per anni, ma poi ho deciso di farlo fuori come si fa con quelle cose che iniziano a starti strette e soffochi.
Troppe cose scritte che non mi andava più di leggere.
Troppe presenze assenze.
Voglia di spegnere i riflettori.
Uccidere la luce.
Vivere silente.
Chiudere porte.
Cancellare tutto quello rintracciabile.
Dedicarmi ad altro.


Dal 2008 circa ad oggi.
Una strada lunga.
Che non è stata una passeggiata.

La voce è tornata.
Pure più alta, che ogni tanto mi prendono in giro.
La giornalista, in un'accezione romantica del termine, inizio a farla.
Perchè per me farla vuol dire essere una scrittrice attenta e curiosa.


Si, certo, anche un po' ossessionata da un corretto uso dell'italiano, dalla coniugazione dei verbi, dalla ricchezza lessicale, dalla continua ricerca di cose, fatti, dimensioni, dal trasporto di un racconto che non è volgare recitazione o corrucciamento di fronte, dall'analisi, dal rivoltamento dei fatti come si rivolta un letto sfatto, dalla conferma di questi, dall'attesa di evoluzioni.

E allora forse lo sono sempre stata senza ancora saperlo.
Un giornalista, s'intende, non una rompiscatole!



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