Syria scrive al futuro

“L’incoerenza è la mia più grande coerenza”, dice Cecilia e la sua carriera, passata anche per il teatro, prima con Francesco Paolantoni in Jovinelli Varietà, poi con Paolo Rossi in Chiamatemi Kowalski, ne è la più coerente rappresentazione.

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Questo pezzo è quello a cui, fino ad ora e forse oltre, tengo di più.
In assoluto, con convinzione, polso fermo.
Un regalo, di un giorno. 
Il sorriso di anni.

I motivi si incrociano e danzano insieme, legando il mondo della musica agli affetti personali.

Cos'è la musica per me? No, non amo la materia nel senso che la farei.
Non ne sono in grado, non ho le capacità e non ho nemmeno mai avuto il desiderio di far ascoltare la mia voce gracchiante ad altri.

Amo la musica come parte integrante della mia vita, assicuro che è una scintilla costante, che non spaventa, ma accompagna, prende per mano, accarezza, fa risorgere, riflettere sulla bellezza di certi accostamenti.

Per me la musica è un mondo, il mio mondo, perchè sento di farne parte.
E' un mondo grande, non per eletti.
Ospita tutti.
E' una delle cose più democratiche dell'universo che pianta le sue differenze attraverso i gusti di ognuno.

Io con la musica scopro pensieri che non sapevo di avere.

E quali sono gli affetti personali? Cecilia, che è il bene grande di strade che una sera, più o meno per caso, passando per una discoteca si incrociano e si guardano negli occhi, mentre lei scende da un ring, dopo essersele date a colpi di Mp3.

A parole ci conoscevamo da prima.
Vie traverse, e-mail, consigli di semplicità.

Non lo so perchè tra noi è nato un poi che con altri non c'è.
So che in tanti momenti il pensiero della sua presenza mi ha portata in alto.
So che lei ha la risata più contagiosa del mondo.
So che lei è prima persona e poi grande artista.
So che se l'umiltà avesse un volto sarebbe il suo.
Ed è così che io l'ho sempre chiamata prima con il suo primo nome, Cecilia, e poi con il suo secondo, quello della nonna Syria.

Quando lei ha iniziato ad essere conosciuta aveva 18 anni e io 13.
E cantava quella canzone che dice: "è meglio un pugno in pieno viso che ci rimani steso" e io ne tirai uno dritto e convinto al naso di una compagna di scuola, sul pullman della gita.

Guardavo Cecilia non lo so in che modo ma mi ha sempre ispirata.
Lei è una giovane donna che non invecchia.
E poi è tutta disegnata.

Da Roma, sua amata città di nascita, ha piantato basi a Milano, anni fa.
E la prima volta che la incontrai fu in metropolitana, linea rossa, amendola-fiera.
Avevo 18 anni e stavo tornando a casa da scuola.

La seconda fischiettava un motivetto che boh ... , camminando per strada, vestita in quel modo che alcuni giudicano assurdo.
Tanto che Fabri Fibra per questo motivo la menziona in una canzona.

Un djset.
Navigli, Bond, un bancone e due parole.
Fino a catapultarsi insieme in macchina un pomeriggio verso i Magazzini Generali, vuoti e assolati, per girare un video.

Nel mezzo ad oggi custodisco due vestiti, tenuti insieme come cimeli di una guerra bella e vinta, la festa per i 15 anni di carriera (passata attraverso la musica, palchi piccoli e grandi, il teatro, un programma per bimbi, le scatole magiche, un cameo al cinema con Verdone, un tributo al movimento Indie ), i racconti di San Siro e di quell'emozione, le cose insegnate e fatte capire, senza saperlo, l'aver allestito insieme un mercatino delle favole, gli sms, gli abbracci stretti, i progetti di un viaggio, il regalo del mio nome tra i ringraziamenti di una vita.

Ci sono tante varianti e costanti nel vissuto di ognuno.
Questo pezzo, regalo ad un'amica, omaggio ad una voce, lo riproporrei tante volte quante la banalità di chi non prova a rinnovarsi mai.

Ringrazierò a mani giunte, sempre e per sempre, il flusso d'amore e circostanze che ci ha fatte incontrare.

Immagino un tavolo apparecchiato tra gli alberi di Vetralla, io, tu, Martina e Michela.
Fotografate di spalle a guardare oltre.
Come quando fotografi Alice, l'altra parte di te!



Syria si esibisce allo stadio di San Siro durante il concerto "Amiche per l'Abruzzo"

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