Cavalcare l'onda

Ecco. Non è che io sia maga pronta nel cavalcare l’onda.
Nel cogliere in un attimo “l’attimo”.
A dire il vero, io sono sempre stata il contrario.
Un po’ troppo riflessiva.
Un po’ troppo scrupolosa.
Brava a centellinare, non chiedere, evitare.
Per pentirsi dopo.
Una bilancia equilibrata che annaspa punzecchiata dall’ascendente in scorpione.
Di qualcosa mi pento ancora oggi a distanza di intermezzi musicali.

Al contrario, delle volte in un mentre, s’accende una lampadina e arriva l’impulso.
Che non è detto sia quello che aspettavi o in cui credevi ma è pur sempre l’onda anomala che ti fa fare un balzo in avanti.

Crescendo non lo so se le aspettative si alzano o si abbassano.
Direi di getto la seconda, ma quando mi specchio capisco che, a conti fatti, di aspettative ne ho sempre parecchie.
Anche quando credo sia il contrario.

Mesi fa ho pensato che potessi provarci, a propormi.
A crearmi l’aspettativa in più, mista ad illusione, che se s’avvera, tale non è più.

La mia posizione e non lo dico con protervia mi ha permesso di sortire risposte, poter avanzare proposte, costruirmi un ponte da attraversare, non dico con facilità estrema, ma con grazia.
Una grazia che ti viene concessa solo se hai già, in un modo qualsiasi, un contatto reale o contatti di un certo tipo.

Altrimenti, se succede ma non appartieni alle categorie di sopra, può significare solo due cose: o sei “fortunatissima di una fortuna che non guarda in faccia nessuno” o sei “un mostro di bravura che come te non ce n’è”.

Io non sono particolarmente fortunata e nemmeno un genio compreso.
Sono una che si è trovata qui, e adesso non indaghiamo il caso e tutte le alternative chiamate coincidenza, destino, termini vari da poesia romantica dell’800.

Scrivere per me è quel tanto che fa tutto.
E un giorno ho raccolto tante proposte da centellinare nel caso avesse iniziato a girare qualcosa.
Dalla mia parte ho trovato chi mi ha accolta, quasi presa per mano nell’incitarmi a farlo.
Le persone a dire il vero sono un paio, di altri grazie non ne devo dire.
E dopo un attacco di no, sono arrivati i sì.

Il primo sì è stato che quasi non ci credevo.
E ogni sì, anche se non so fino a quando dureranno e se ce ne saranno quanti ne voglio, è una goccia.

Mi piace raccontare.
Mi piace avere la possibilità di tessere le trame basiche per chi leggerà la storia che racconto.
E così, anche se mi piacerebbe parlare di cose impegnate, perché sono noiosa e mentale, mi accontento, ma lo dico con un sorriso grande, di raccontare per Vogue.it i primi passi di talenti legati alla moda, intervallando magari con qualche cenno su musica o eventi.

Cose così.
Leggere ma non per questo prive di risvolti interessanti.
Di modalità di racconto divertenti, stimolanti.
Questo è il mio inizio e a me piace.
Seppure vorrei fosse più veloce, meno scattoso.
Quando parto, cammino veloce.


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